Caro amico Rocco

Il dono del raccontare

Del tuo mare

Come rivedendo attraverso il tuo limpido mare di vento, ho ben presente le esortazioni insistenti, delicate di umiltà e rispetto, per andare a sentire Giacomo. Spronavi le mie chiusure, lontananze di cuore infreddolito da rimorsi, rancori, carattere. “E’ tutta un’altra cosa. Più semplice”, mi dicevi.
Come hai visto bene, mio caro amico Rocco, forse prima degli altri, dopo che Giacomo era tornato dalla Spagna. [“Non era più il militante e il combattente per la fede che ti sorprendevano, ma l’umiltà del sacerdote, l’intensità della preghiera, la tenerezza e la forza con cui ti abbracciava, il tempo vissuto senza ansia. Era mutata la prospettiva e il cuore si era allargato”, (Massimo Borghesi)].
Un nuova primavera, la vita che entra nell’imbuto degli anni di tutti noi dilatando gli sguardi bambini della pienezza del sì, del silenzio della vita che andava semplificandosi, attorno ai gesti essenziali.
Se a me-altro da me- è stato donato di raccontare l’inizio (“l’occasione fu un seminario, nella facoltà di Lettere e Filosofia… sprizzò tutta una serie di fuochi artificiali di cui non si può immaginare la direzione, la lunghezza, l’intensità”) che ti ha coinvolto, che ha coinvolto Marcella, a te -oltre te- è stato dato di raccontare il nuovo inizio. Il definitivo, il compimento e, in qualche modo, la dolorosa fine, l’esempio. L’attesa di un miracolo e l’obbedienza.
Come è dovuto capitare anche a te, proprio a te, 23 mesi dopo.
Sotto la tenda.

Il dono di raccontare

Il dono di raccontare, “altri mercanti hanno venduto tutto e comprato quella perla… E’ così che le cose del mondo acquistano valore (Niente di quel che si vede ha valore… si manifesta di più…la forza di Dio. LA poesia è nelle strade, ovunque stupore, non nella nostra capacità di azione.

Trasfigurazione, viaggio.

“In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra”.

Per arrivare ora sotto quella tenda, hai dovuto passare l’ombra della morte. Il dolore dei tuo cari. Chissà cosa avvertivi, se ci sentivi in quegli ultimi attimi, il cuore, il tuo grande cuore che non cessava di battere, sostenuto dalla macchine della medicina. E’ stato l’ultimo a lasciarci tra le carezze di Laura, la commozione ferma, ferita dal dolore di Marcella, il non capacitarsi impietrito di Leone. Sotto quell’altra tenda, quella verde mortale, toccato dagli amici, hai attraversato la nube, l’ultima ombra.
Beati gli umili di cuore, di essi è il Regno dei cieli.

La poesia sarà (è) nelle strade (e nel regno dei cieli).

One Comment

  • Da lontano, ancora una volta, da lontano ancora, mi tocca ciò che accade laggiù tra i vicini, mai così vicini. Ma che commozione lasciar fare Lui, accorgersi che è Lui che fa! Un abbraccio Ele

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