III
Avevo sempre voluto sapere
Com’era lassù, non lo nascondevo.
Se cedeva di mano la stagione
Dalle finestre entrava un caldo nuovo
E si spandeva ovunque sul soffitto;
Giocava il sole con i chiaroscuri,
Spade di luce nell’intera volta
Sezionavano il vigore delle ombre.
Il mondo dall’alto e nessuno accanto:
In bilico sull’asse del trapezio
Ogni tanto incrociava qualche acrobata
Parlavano appoggiandosi alle corde
INCONTRO IN DIFFERITA
Nessuno di noi ha rotto il silenzio.
I segreti scambiati già da un pezzo.
E’ una voragine di secoli arrabbiati
Finiti sotto un fuoco straniero.
Non ci viene in soccorso alcun versetto.
Abbiamo scordato i ritornelli
Dei nostri inni chiusi in un juke-box.
Non so in che lingua mi vorrai parlare,
Se lo farai. E soprattutto non so
Se vivi ancora nella stessa casa
O sei venuto dall’altra parte della gabbia.
*
Ogni volta che Antigone parla
Una freccia precisa mi apre
Un meridiano nel cuore, lo spartisce
Tra obbedienza e libertà.
Non so più chi accompagnare.
La parte di me che resta
O quella sul punto di andare.
Così sospesi, come in un giorno
Di vacanza, in attesa del dolore
Che svuota la testa,
La calma finta dopo una tempesta.
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