Belle citazioni segnalatemi da Chiara Lombardini per la sua tesi di laurea triennale sulla poetessa Antonia Pozzi. Pasturo, dove la famiglia passava le estati, era un suo rifugio nella natura, ma anche la ferita della solitudine di una anima vasta e sensibile, che si abbevera solo all’infinito, Poesia che mi guardi. Mi commuove sempre che il grande amico don Giacomo sia nato lì accanto, a guardare lo stesso paesaggio, l’altezza della Grigna.

E contorto il cuore come uno strappo brusco di redini

“La mia anima di oggi, la mia anima dell’anno passato, si sono ritrovate senz’urto e restano ancora abbracciate, stasera, in questo mio studio strano, fatto di mobili vecchi, accattati un po’ dappertutto; lo zoccolo di legno, l’armadio a muro, odoroso di pino, la finestra bassa e larga, il soffitto e le pareti irregolari gli danno l’aspetto di una baita alpestre. E’ tanto lontano dalle altre stanze, che non vi giunge nessun rumore della casa. Solo, dal giardino, dei brusii monotoni; oggi, nell’afa pomeridiana, era il ronzio delle api sui tigli fioriti; ora, è l’indolenza di una pioggerellina abulica. Qualche ora fa, quando sono entrata, l’odore caratteristico di queste pareti mi ha investito e contorto il cuore come uno strappo brusco di redini…”
(Pasturo, 13 luglio 1929)

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“E, credi, la montagna è una palestra insuperabile per l’anima e per il corpo.
Nel salire, non si è che carne pieghevole e istinto felino aggrappati alla rupe pungente: a palmo a palmo, con l’arcuata tensione delle dita, con la piatta aderenza delle membra, si guadagna la roccia. E poi, in vetta, quando ti vedi intorno un anfiteatro di guglie e di ghiaccio, o, da una cengia esilissima, guardi, sotto lo strapiombo, affogata nella fluidità vertiginosa, la falda verde da cui balza il getto estatico di massi che hai conquistato, allora un’ebbrezza folle t’invade e l’adorazione selvaggia della tua fragilezza ardente che vince la materia.
Eppure, là in alto, anche la materia, la colossale materia che ci attornia, non sembra inerte ed ostile, ma viva ed amica: e le guglie pallide non sembrano monti, ma anime di monti, irrigidite in volontà di ascesa.”
(da una lettere alla nonna “Nena”, Pasturo, 25 agosto 1929)

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