LIBERATE,UOMINI,L’ERGASTOLANO
Chiuso nel cerchio delle mani
protese a un segno di liberazione,
mentre insiste questa pioggia
che porta nella stanza tanta luce
quanta basta alle tiepide cappelle,
han bussato alla tua porta nel silenzio
i contadini laceri del Sud,
i calzolai tisici dipinti
come l’acqua sporca della suola.
E sul libro le parole
riacquistano il calore della fiamma.
L’ora dei falchi solitari
induce al refrigerio
dell’ombra delle acacie.
Le voci sono le maledizioni
dei mietitori contro il sole:
non è tempo che la tua mano inerte
tracci i motti sibillini
sull’area accaldata.
Hai tu l’ergastolano nel tuo cuore
appeso alle sue sbarre,
così solo come sei.
I mietitori si son dati
convegno questa sera
a batter pugni sulle panche.
Essi sanno la mano sulla spalla
del datore di lavoro.
E sento che t’insorge la preghiere
tra le loro canzoni e bestemmie:
Liberate, uomini, l’ergastolano.
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