un imprevisto è la sola speranza

Pagine che chiamano a raccolta

“In tutto questo c’è una morale: raccontare storie!

Inventatevi  ghigni nelle porte dischiuse e frasi mormorate a mezza bocca per spiegare le ragioni di un’impresa stratosferica!  Raccontate storie!

Sarà l’unico modo per leggere e scrivere contemporaneamente.

Per apprendere inventando.

Per rompere il cerchio di una comunicazione antiumanistica.

Raccontare storie implica la compresenza di colui che parla con colui che ascolta.

Di me con voi.

Wakefielf, libro alla mano, suggerisce, allude a questa compresenza. Ne insinua l’opportunità. Il godimento. Pagine che chiamano a raccolta. Che creano una comunità. Che giustificano questo nostro essere qui, ora, insieme. Ora e mai più”

Alla Galleria Haller di Roma,  in via Sestilia, zona Colosseo- Colle Oppio, il 29 settembre dalle 18, si inaugura  la mostra Linguaggi e personaggi curata dagli studenti di Tor Vergata.  L’ esperienza che unisce racconti a quadri sugli stessi personaggi letterati “raccontati di nuovo”, attraverso un incontro fantasioso con loro nei pressi dell’università, nasce precisamente dalle parole citate sopra, tratte dal racconto teatrale di Giuseppe Manfridi Wakefield, l’uomo che volò oltre se stesso, La Mongolfiera editore, che a sua volta narra molte storie a partire da una novella di Nataniel Hawthorne, Wakefield, appunto,  inserita nel volume dall’emblematico titolo Racconti narrati due volte.

Quello di Manfridi è un imperativo che abbiamo sentito urgente con gli studenti e gli amici degli incontri-laboratorio sulla scrittura all’Università di Roma Tor Vergata. Il valore del raccontare, messo a tema dei nostri incontri, rappresenta la continuazione dell’esperienza del libretto, In Attesa della festa, che conteneva i racconti di alcuni studenti pensati e scritti nelle aule universitaria sull’onda di letture quali i racconti di Alice Munro, Raymond Carter, Cesare Pavese, sotto l’egida di una frase di Kostantin Stanislawski rivolti ai suoi attori ma che non finiremo di citare a proposito di scrittura creativa:

L’ispirazione si rifiuta di sottoporsi al comando dell’attore e poiché “arriva solo quando è festa”, è necessario individuare una via “più accessibile e battuta”, costituita dalle azioni fisiche, la cui funzione viene evocata con una similitudine a lui (Stanislavskij) cara: «Ricordatevi come decolla un aeroplano: rolla a terra, accumulando inerzia. Si crea un movimento d’aria che lo spinge da sotto le ali e solleva in aria la macchina. Anche l’attore si mette in moto e, come dire, prende la rincorsa lungo le azioni fisiche e accumula inerzia. In questo modo, con l’aiuto delle circostanze date e dei magici ‘se’ l’attore dispiega le ali magiche della fede che lo innalzano nel regno dell’immaginazione, in cui crede sinceramente.

Ma se non c’è un terreno battuto o la pista di un aeroporto lungo la quale prendere la rincorsa, può forse l’aeroplano levarsi in volo? Naturalmente no. Per questo, la nostra prima preoccupazione deve essere quella di creare e spianare questa pista di decollo, come un selciato di azioni fisiche, forti della loro verità» (Edo Bellingeri, Stanislavskij prova Otello, Roma, Artemide, 2007).

Al fondo del desiderio di raccontare si  nasconde, credo, la ricerca della novità, di un inizio perenne, unito alla continuità della memoria, alla commovente ipotesi di tramandare qualcosa anche oltre il muro del limite ultimo: l’uomo che vola oltre se stesso di Giuseppe Manfridi. Lo dice, citando una poesia di Montale, il titolo suggestivo del racconto di Danila Marsotto: un imprevisto è la sola speranza. E’ un augurio, di cuore.

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