Stare di fronte alla realtà che ci è data

L’inizio (di un nuovo anno accademico)

  Da una parte uno sguardo che non “vede”, quello di Moravia. E dall’altra uno sguardo che invece coglie qualcosa di inaspettato e se ne stupisce. E accetta anche di lasciarsi spiazzare. Quello di Pasolini. Da una parte un intellettuale che si nasconde abilmente dietro le sue pagine e le sue analisi; dall’altra un intellettuale che invece si lascia scoprire ogni volta nudo davanti alla realtà (Giuseppe Frangi).

Oggi inizia il nuovo anno accademico, almeno nella mia università, tra notevoli difficoltà, per la mancanza cronica di fondi per la biblioteca, per i contratti, per i ricercatori (che secondo la legge Gelmini non dovrebbero tenere corsi non retribuiti). La speranza è ancora una volta negli incontri umani, come in un viaggio. Così propongo queste frasi di Giuseppe Frangi (al di là dell’occasione dei viaggi in India di Moravia e Pasolini) dall’editoriale di “Vita” del 20 agosto 2010, con cui inizierò il corso di Letteratura di viaggio domani. E’ un augurio, e una strada, innanzitutto per me. Dalla parte dell’occhio.

La cosa non riguarda ovviamente solo chi fa il mestiere di scrittore o di pensatore. La cosa riguarda la vita e l’intelligenza di noi tutti, nel modo con cui guardiamo al mondo malmesso che abbiamo davanti. Oggi è facile, quasi legittimo, rifugiarsi in un pessimismo davanti alle cose. Chiudersi nel guscio di un moralismo nutrito solo dalle nostre (opinabilissime) opinioni. L’aria che si respira sui giornali, nei talk show, persino nelle chiacchiere dei bar porta lì: ad arroccarci nel fatalismo davanti ad una realtà ritenuta incorreggibile.

 E se invece provassimo a ribaltare la questione. A chiedere a noi e a tutti se il problema non stia tanto nella realtà quanto nel modo con cui noi si guarda alla realtà? «Stare di fronte alla realtà che ci è data, affrontarla. Osservare molto, per uscire dalle nostre ossessioni», raccomandava in una recente intervista un grande missionario del nostro tempo, padre Aldo Trento attivo in Paraguay. Anche dalle sue parole si deduce il valore dell’osservare. Dello sguardo. E ci ha colpito che sullo stesso punto, da strade ben diverse, sia arrivato un giovane scrittore di successo come Giorgio Vasta, di cui potrete leggere una bella intervista nelle prossime pagine. Dice Vasta: «Questa richiesta di una disponibilità dello sguardo nei confronti di tutto è per me un punto di partenza imprescindibile. A decidere di una scala di valori e della sua pregnanza è lo sguardo che le osserva, attraverso il quale si può scoprire che dentro una certa cosa, anche la più umile, sussiste una potenzialità probabilmente inespressa».

No Comments

Leave a Reply

Your email is never shared.Required fields are marked *