sospesi al miracolo

Guido Morselli: perchè si soffre?

“Il male che soffriamo su questa terra non rappresenta soltanto il motivo (ahinoi) dominante della nostra pratica attività: è in linea teorica una questione che non si lascia risolvere. La sua presenza costituisce un aspetto aberrante e sconcertante dei nostri rapporti fra l’assoluto e il relativo; non si vede come il mondo a cui apparteniamo, così palesemente irrazionale possa convivere con l’assoluto (ove questo si intenda come fonte e principio di razionalità), non si vede come possa esserne tollerato”.

 Mi sembra uno dei centri nevralgici, si esaminino in questo senso anche i romanzi, di tutta l’opera di Guido Morselli, scrittore postumo, genio segreto,i cui scritti sono stati rifiutati, in vita, da grandi editori, di cui ricorre quest’anno il centenario dalla nascita. Nel suo ultimo libro Dissipatio H.G. 1973, a pochi mesi dalla morte, il tono ironico e al contempo teso all’imminenza di un incontro, con il dottorino Karpinski (nella città Crisopoli-Zurigo che nega, per votarsi al potere del denaro, la meraviglia dell’imprevisto)  riproporrà  una identica questione di fronte alla misteriosa scomparsa dell’umanità:  si è salvata o è stata dannata? L’unico uomo rimasto sulla terra sconta da solo la sua pena eterna o viceversa è l’unico redento?

Scrive nel Diario l’8 ottobre del 1959:

La sofferenza che io in questi giorni sto provando, di nuovo (dopo i due amarissimi mesi di luglio e di agosto), non ha un fine, non ha uno scopo, come non ha, nella mia condotta, una motivazione plausibile. Potrei in questi stessi giorni essere felice, come d’altronde potrei essere morto. La mia sofferenza nasce da circostanze esterne, che potevano, senza pregiudizio di nulla e di nessuno, essere occorse in modo del tutto diverso: nasce da esse, non ne è spiegata o giustificata. La nostra vicenda umana è  futilmente aleatoria, legata al gratuito e all’accidentale, perché possa ispirarsi a un qualsiasi principio universale.

 

E poco più avanti, in un appunto del 26 dicembre dello stesso anno, torna a comparare il Dio del Vangelo, specie di Giovanni, espressione suprema della carità, al Dio creatore, per lui imperscrutabile:

Noi sentiamo, comprendiamo, che Dio, se ci fosse, e se fosse bontà e perfezione, ‘dovrebbe’ essere come il Vangelo ce lo descrive. Senonchè, per disgrazia, la nostra esperienza del mondo umano e di quello materiale, dei fatti morali e di quelli naturali, ci dimostra troppo spesso che Dio non è perfezione e nemmeno bontà. Non di rado di costringe a pensare che Dio non esista in alcun modo.

 

Lo scrittore non crede di meritare la sofferenza che si trova a scontare (pesano anche i continui rifiuti editoriali, alla lunga). Il motto appeso sulla biblioteca personale: Etsi omnes ego, sembra ulteriormente connotarsi con l’amara constatazione di esser lasciato solo a soffrire, come il protagonista di Dissipatio H.G.  L’anno si è aperto per me con queste riflessioni, per lo studio (e la passione) per Morselli, di cui spero di pubblicare il teatro inedito e per quello che si legge nel post precedente. Le parole di Giussani sul senso del dolore, della malattia, della sofferenza, che qui sotto trascrivo, incontrate per caso, indicano una concretezza, sospesa al miracolo:

Il dolore… non esiste risposta al perchè del dolore. La risposta è che Dio ha voluto il suo disegno nel mondo così. Prova: è venuto nel mondo ed è morto. Controprova: il dolore diventa un’obiezione solo quando non lo si accetta. Accettando il dolore si cresce. Si cresce nella percezione di sè, nel senso del limite di tutte le cose, nella coscienza che solo Dio vale.

 


One Comment

  • Gianluca Bidin wrote:

    Complimenti vivissimi per il blog e per questo ricordo di Morselli che, ancora così tanto “negletto”, sempre più si staglia nella sua scura eppure scintillante perfezione di diamante nel panorama letterario italiano del Novecente. Spero di avere notizie del teatro che intendete pubblicare. Saluti e amicizia. Gianluca Bidin

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