“Provate a collegare tra loro le stelle”
Pubblicato di recente da Nino Aragno editore, il volume delle poesie di Beppe Mariano, Il seme di un pensiero (1964-2022) resta memorabile, sicuramente una delle raccolte complessive più belle del secondo millennio. Si porta dietro, finalmente raccontando, per immagini e canto, dai diverse incavi metrici, dimensioni liriche, i bagliori del secolo precedente, intravisti dal microcosmo altissimo dello splendido Monviso, individuato come terra madre, origine e fine, possibilità di dialogo con l’infinito sulle parole chiare come neve del finito. Racconti popolari, streghe, animali animati, fantasmi, contadini, leggende, insieme al magnifico, lirico racconto di un’estate in carcere, dove il tema della libertà diventa universale, la ricerca profonda, umanissima di una civiltà stabile, dopo i moti affannosi, veri ma contorti, violentati dal potere, della contestazione sessanttottina. E poi tanto altro, cose, oggetti, fatti, ironie (la sezione sugli automobilisti, specchio di vizi e virtù) davanti a quell’alto monte, dal perimetro dei villaggi che non sono più, dai piccoli borghi, tra la gente, il grido della natura distrutta, la certezza dei legami e del destino, accettato e vissuto per intero (“D’aprirci in fiore e d’appassire insieme noi facciamo esperienza”, recita un citato verso di Rilke).
Ecco la poesia delle stelle, la seconda di Scenari di congedo, senza titolo, il cui verso ho citato all’inizio. Ne citeremo ancora, più avanti di poesie di Beppe:
Che sia notte, illume ma tersa.
Dopo aver raggiunto il cuore buio
del fiume, provate a collegare
tra loro le stelle. Tracciate
una linea immaginaria che formi
un denso reticolo. Ricalcàtene
alcuni tratti, secondo ispirazione.
Vi accorgerete di aver infine ricavato
la forma mentale della creazione.
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