Il canto spirituale e l’incompiuto

Omaggio a Barcellona

Signore; io che vorrei fermar tanti momenti d’ogni giorno per farli eterni nel mio cuore. —

O questo «farli eterni» è già la morte? —

Joan Maragall (Barcelona, 1860 – 1911)
CANTO SPIRITUALE, tradotto da Eugenio Montale. Non posso fare a meno di pensare alla Sagrada Familia, la grande preghiera incompiuta, uno dei simboli più autentici della modernità.
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CANTO SPIRITUALE
Se il mondo è tanto bello, se si specchia la tua pace nei nostri occhi, tu potrai darci più in un’altra vita?
Perciò tengo così, Signore, agli occhi, al volto, al corpo che m’hai dato e al cuore che vi batte; e perciò temo la morte.
Con che altre sensi mi farai vedere sulle montagne questo cielo azzurro, e il mare immenso e il sole ovunque acceso?

Metti tu nei miei sensi eterna pace, e non vorrò che questo cielo azzurro.

Chi mai non disse «fermati!» a un momento, fuor di quello che gli portò la morte, non lo intendo,

Signore; io che vorrei fermar tanti momenti d’ogni giorno per farli eterni nel mio cuore. —

O questo «farli eterni» è già la morte? —E che sarebbe allora mai la vita? Ombra del tempo, illusione del «qui» e del «laggiù», e il calcolo del poco e il molto e il troppo solo un inganno, perchè il tutto è il nulla?

Non importa. Sia il mondo ciò ch’esso è, così diverso, esteso e temporale, questa terra con quanto in essa cresce è la mia patria; e non potrà, Signore, essere la mia patria celestiale?

Uomo sono e la mia misura umana per ciò che posso credere e sperare; se qui fede e speranza in me si fermano, nell’aldilà me ne farai tu colpa?

Nell’aldilà io vedo cielo e stelle, anche lassù vorrei essere un uomo: se ai miei occhi le cose hai fatto belle, se per esse m’hai fatto gli occhi e i sensi, con un alto «perchè» dovrò rinchiuderli?
Tu sei, lo so; ma dove, chi può dirlo? In me ti rassomiglia ciò che vedo…

Lasciame creder dunque che sei qui. E quando verrà l’ora del timore che chiuderà questi miei occhi umani, aprimene, Signore, altri più grandi per contemplare la tua immensa face, e la morte mi sia un più grande nascere.

Joan Maragall, Canto spirituale, tradotto da  Eugenio Montale

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