“Le vacanze dedicate agli altri” dal “Corriere della sera”, 22 luglio 1979. Leggete tutto l’articolo (e quello seguente, “Carità e bellezza”), nel terzo volume delle Opere di Testori, dove si riproducono i pezzi giornalistici di La maestà della vita: quanto attuale le questioni poste lì Testori! Solo qualche esempio: la giustizia e il perdono, la questione delle carceri come restituzione di dignità umana, la corruzione, il femminicidio e la necessità di una nuova legge!

Ma l’è minga lì la bèllessa?

Allora mi trovai solo con la donna di servizio….
Fui io a portare il discorso sulle vacanze…

Bene, le vacanze le aspettava; ma non già per andarsene qualche giorno al mare o ai monti e neppure là, a pochi chilometri, in Valganna dove pure aveva una sorella; bensì per dedicarsi, oltre che a quella vecchia, ad altre donne anziane o malate. Il tempo della libertà era, insomma, per lei tempo ancora di fatica, ma di una fatica rivolta, ora, tutta agli altri, al prossimo suo (e nostro)….

Quindi, come per chiudere in luce, come per affermare che tutto questo per lei non era un peso ma una felicità, disse esattamente così: Ma l’è minga lì la bèllessa? (ma non è lì la bellezza?)
In quella donna, in quella moglie, in quella madre la bellezza tornava così a coincidere (come era coincisa all’inizio della vista stessa del cosmo) con l’amore….

Se mai volessimo intendere di nuovo e di nuovo afferrare il senso della vera cultura, eccone qui una prova vivente ed umile, ma primissima e irrefutabile.

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