Grazie al progetto di studio Rebibbia-Tor Vergata, in luglio avremo la prima seduta di laurea con quattro studenti detenuti. Ecco uno stralcio di una riflessione di Alban Bardhi, a margine di una tesi su Carlo Michelstaedter, il giovane goriziano che pone domande supreme, dentro o fuori le sbarre

Afferrare le redini di una vita nuova

Ogni uomo è un punto interrogativo di fronte al fitto Mistero che nasconde in sé e che indaga dal momento in cui apre gli occhi sulla vastità della Vita.

Quasi mai si fa in tempo ad osservare la realtà senza esserne già condizionati, indotti da un tipo di visione imposta dalla famiglia, dalla scuola, dai media, dalla società tutta.
L’uomo nasce libero, ma viene subito incatenato ai dogmi, imposti dal contesto in cui vive e dalla storia da cui proviene, a cui, volente o nolente, è costretto ad aderire.
Nessuno di noi, dalla nascita, ha potuto farsi una propria idea di ciò che è la vita. Inevitabilmente abbiamo aderito ad una visione globale, rafforzatasi nel tempo, lungo migliaia di anni di Storia.
Ma quanti di noi si sono mai chiesti che tipo di visione avremmo potuto avere se non fossimo stati “contaminati”, immediatamente, alla nascita?
Quale mondo avremmo potuto creare senza i condizionamenti?
Chiaramente, può sembrare pura utopia tutto questo discorso. Ma lo scopo è soltanto quello di introdurci dentro un argomento piuttosto concreto.

Ogni giorno ci nutriamo di cibo, notizie, informazioni, dogmi e abitudini senza curarci della loro natura ed origine. Assimiliamo tutto incondizionatamente senza misurarne le conseguenze. Vendiamo la nostra anima per paura che il mondo non ci consideri e non ci apprezzi per quello che siamo o per quello che pensiamo. Ci conformiamo per pigrizia. Diamo in pasto la nostra libertà a un ritmo disumano, alla ricerca di contenuti che portano solo al sonno spirituale.
Abbiamo perso la nostra natura di ricercatori, di esploratori dell’ignoto, di creatori! Ci siamo dimenticati chi realmente siamo!

Non diamo più retta ai sogni, considerati e rilegati, ormai, dal pensiero comune, a mere, caotiche, “scorie” psichiche, ma che rappresentano, invece, l’unico residuo oggi rimastoci di quella natura perduta che porta al completo risveglio!
Siamo diventati abitudinari, assuefatti al conformismo, ma soprattutto abbiamo dimenticato la nostra natura divina, demandando ad altri il nostro rapporto con quello Spirito Creatore che vive in noi e alimenta la fiamma che ci mantiene in vita.
Chi di noi ha il coraggio di allargare quelle sbarre che fino ad oggi credevamo fossero lì per proteggerci dai pericoli esterni, mentre, invece, sono lì per proteggere il progetto di qualcun altro da noi stessi?

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