Le drammatiche parole di un detenuto di Rebibbia (ancora molto giovane, poco più di trent’anni): il carcere è veramente rieducativo? Fino a che punto serve la cultura? Il risvolto realistico della bella esperienza delle tesi di laurea (vedi i post precedenti e il seguente)

Essere o non essere (dietro le sbarre)

Il crimine, la malavita, la mafia, o in qualsiasi altro modo lo si voglia chiamare, non mi è caduto fra le braccia, ma è stato un complesso e continuo ciclo di episodi che si sono cristallizzati nella mia vita, una lenta e continua discesa verso il baratro, che mi ha fatto passare molti anni in prigione, forse i migliore della mia vita, che mi hanno privato della libertà personale e mi hanno obbligato a fermarmi e riflettere seriamente sul mio futuro.

Con questo non voglio dire che poi io abbia sempre scelto la via della legalità, senza alcun briciolo di pudore devo ammettere che è molto più semplice scegliere la via del crimine che quella del rispetto delle regole, purtroppo è il mondo che conosco meglio e in cui mi muovo con più naturalezza.

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