La foto belliissima di Massimo Quattrucci contrasta con la violenza assassina che vuole eliminare il candore creaturale

Da Piccole note: la ferocia e lo sguardo della creaturalità

Il 17 gennaio, a Deir Ezzor, miliziani dell’Isis hanno fatto strage: trecento i morti, tra cui tante donne e tanti bambini, mentre oltre quattrocento innocenti sono stati rapiti. Una ferocia gratuita, senza alcuna logica se non la furia omicida. O forse una logica c’è, anche se oscura: l’eccidio è avvenuto nel giorno in cui è stata decisa la revoca delle sanzioni all’Iran, del quale l’Isis è nemico irriducibile.

Così quel sangue innocente è frustrazione perché il cerchio si stringe (tra l’altro Damasco, appoggiata dalla Russia, sta lentamente riprendendo posizioni e in seguito all’eccidio ha ucciso uno dei capi dell’Isis). E insieme monito feroce contro i suoi nemici.
D’altronde sono sanguinari. E non ci riferiamo solo agli agenti dell’Isis, ma a quanti, nel segreto, li sostengono per perseguire i loro criminali interessi.
Ai morti di Deir Ezzor, che fanno meno notizia di quelli di Parigi, dedichiamo una foto che Massimo ha scattato nel 2007, durante un viaggio in Siria, e una frase di Brecht.

Da “L’Abicì della guerra” di Bertold Brecht:

Voi nei bombardieri e nei carri armati, grandi guerrieri!
Voi che sudate ad Algeri, in Lapponia gelate,
da cento battaglie ritornate vincitori:
siamo noi che voi avete vinto. Trionfate!

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