Uno Stabat Mater contemporaneo. Iacopone e Testori

Eo ensegno ad amare

Eo ensegno ad amare, e questa è l’arte mia;

et omo che lla emprende con Deo fa compagnia.

(IACOPONE DA TODI)

 Con questo esergo Daniela Iuppa introduce la sua tesi di laurea specialistica, Uno Stabat Mater contemporaneo. Iacopone  e Testori, discussa  lo scorso 31 maggio all’Università di Tor Vergata, con una commissione di laurea profondamente colpita dal lavoro svolto, in particolare sulla lingua materica dei due grandi della storia “italiana” e su un rifacimento testoriano  ancora inedito  del Pianto della Madonna. La tesi verrà presto pubblicata. Riporto intanto delle frasi dall’introduzione:

 

Mai avrei immaginato di trovare così tanto, di restare ancora così potentemente affascinata dal mistero della personalità e dell’opera di Giovanni Testori. Quando si conosce qualcuno da diverso tempo e lo stupore invece che affievolirsi si dilata sempre di più, allora in quel rapporto bisogna scavare, bisogna restare….

Alla fine degli anni Ottanta Testori elaborò un nuovo progetto teatrale, mai concluso e dunque mai pubblicato: Stupr e pre, ovvero un rifacimento di sette grandi poesie della nostra letteratura; tra gli autori “violentati” Dante, Manzoni, Iacopone. Nel corso delle ricerche nell’Archivio Giovanni Testori presso la Fondazione Mondadori abbiamo potuto rintracciare il rifacimento – inedito – operato dallo scrittore milanese su Donna de Paradiso…    Nel suo quaderno Testori rimaneggia numerose volte i versi di Iacopone attraverso dei procedimenti linguistici ricorrenti, riconoscendo i quali si scoprono le tensioni più intime dell’arte testoriana…

“Madre” per Testori e “amore” per Iacopone sono due delle numerose parole-luce; le quali, secondo la splendida definizione di Ungaretti, sono «parole che entrano in noi senza tante chiacchiere e ragionamenti, oserei dire per un effetto di miracolo, e fanno in noi la luce e ci mutano». Entrambi, più che procedere per spiegazioni, seguono alcune parole il cui significato non si esaurisce mai completamente. Le ripetono ponendosi sotto la loro luce, aspettando di conoscerle totalmente. Testori, in particolare, prende le parole che hanno resistito alla deformazione, alla distruzione, le interroga di continuo, scava nel loro significato, riguardandole da ogni angolazione in attesa che si sveli il segreto che tengono nelle viscere, quel segreto che le rende affascinanti, provocanti. Lo stesso atteggiamento lo ha nei confronti dei suoi adorati maestri; in tal senso il titolo dell’opera incompiuta del 1989 è molto significativo: Stupr e pre, ovvero stupri e preghiere. Preghiere. Testori chiede ai giganti che lo hanno preceduto, li prega di illuminarlo nella sua lotta con la vita, perché in loro ha scorto una maggiore chiarezza rispetto a cosa sia l’umano, la coscienza, il destino. Questo interessa a Testori e questo chiede ai suoi maestri. E da lui impariamo come sia concreto il chiedere, come trascini tutte le energie, tutte le aspirazioni, tutti gli sforzi e le tensioni. Il suo modo di chiedere, di pregare è guardare e riguardare i grandi amori, è storpiarli e ritrovarli in se stesso. Testori riguadagna completamente la tradizione. Parte da essa, da quei versi in cui ha sentito vibrare il suo cuore, in cui ha percepito accenti di verità in grado di oltrepassare secoli, nazioni, culture, in grado di parlare a quel fondo ultimo e immutabile della coscienza umana (Daniela Iuppa).

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