l’ago dentro il quale deve essere già contenuto il filo

Incipit

“L’unica gioia al mondo è cominciare. E’ bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità – si vorrebbe morire”. (Cesare Pavese)

Vorrei scriver un libro, diceva Calvino, che fosse solo un incipit, che mantenesse desta l’attesa e la potenzialità di un inizio magari banale e promettente. Tecnica letteraria e desiderio umano si uniscono. Scriveva ancora Pavese:

“Scritta la prima riga di un racconto è già tutto scelto e lo stile e il tono e la piega dei fatti. Data la prima riga, è questione di pazienza: tutto il resto ne deve e ne può venir fuori”.

“Tuttavia, un’opera d’arte riesce soltanto quando per l’artista ha qualcosa di misterioso”.

Incipit letterari: ecco cosa ne pensa Toni Morrison, Nobel per la Letteratura:

 Mi piacciano i libri che ci lasciano scivolare pian piano nel paesaggio mentale dei personaggi, ma io preferisco scrivere incipit che forniscano un accesso istantaneo: come se aprissero una porta e tirassero con violenza all’interno del romanzo. Gli attacchi dei miei libri mi costano molto tempo, e non desidero affatto che si risolvano esclusivamente nel loro essere sensazionali. L’incipit è come l’ago dentro il quale deve essere già contenuto il filo, che scorrerà lungo tutto il romanzo tirando con sé il lettore. Per esempio, il fatto che Paradiso cominci con questa frase: “Sparano prima alla ragazza bianca”, serve a capire, fin dall’inizio, che verrà trattata la questione razziale, così come lascia intendere che le altre ragazze sono nere. Se si avanti a leggere è per scoprire queste donne, cosa fanno … e così via per tutto il romanzo. Amatissima, invece, comincia con il nominare la casa della protagonista perseguitata dagli spiriti. Costruisco una frase dopo l’altra, come se fossero tanti sentieri diversi della stessa foresta, destinati a fiorire nelle azioni che formano il romanzo. E mi piace che l’incipit forte sia la mia impronta digitale (Toni Morrison, in Francesca Borrelli, Biografi del possibile, Bollati Boringhieri, 2005, pag 94-95.

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